“Partire a piedi, solo, prima che spunti il giorno, e, nella penombra della valle, salire per un viottolo sapiente che guida i passi senza fatica e guadagna rapido l’altezza; essere conscio, senza guardare, che tutt’intorno giunge dal cielo a grandi ondate la luce e bagna le vette ad una ad una e scende per ogni dosso e penetra in ogni gola fino a tanto che, raggiunto il fondo, trova il fiume e d’ improvviso l’accende d’uno scintillio d’argento di cui tutta la valle sorride.
Salire bevendo a grandi sorsi l’aria purissima, aspirando dalle narici la fragranza dei tronchi e delle foglie mentre la brezza sottile accarezza il volto e la rugiada rinfresca il piede; salire per ore senza un pensiero, senza avvedersi del tempo che passa né volgersi indietro a misurare il cammino, senza incontrare anima viva, nel silenzio rotto appena dal gorgheggio d’un usignolo o dallo squillo lontano d’una campana;
proseguire ancora, senza posa, a capo chino, col passo sempre più spedito, quasi per giungere in tempo ad un convegno e trovarsi alfine in un luogo deserto ove non ha più ombra di fronde ed è smarrita ogni traccia di sentiero; soltanto rari ciuffi d’erbe spuntano qua e là sulla nuda spiaggia inondata di luce, abbagliante sotto il cielo azzurro;
colà fermarsi, lasciarsi cadere a terra nel dolce abbandono della stanchezza, supino sulla rupe tiepida e profumata, finché s’acqueti il tumulto del cuore che ci batte in gola, mentre grosse gocce di sudore scendono sul volto e rigano voluttuosamente il petto, poi, aprire gli occhi e vedere, vedere cielo, niente altro che cielo.
Oh! se gli uomini sapessero, gli uomini che, costretti nelle vie cittadine, tra il fumo e la polvere hanno smarrito la nozione del cielo. Non vi è forse al mondo forma di felicità più perfetta e di più facile acquisto che questo camminare vagando pei monti, che non richiede se non semplici mezzi forniti dalla provvida natura, un cuore sano, un buon paio di gambe ed un lieve sforzo della volontà, doni concessi a ricchi e a poveri.”
Cit. Guido Rey