Sentiero delle Orobie Orientali

Premessa: L’obiettivo di questo articolo non è quello di scrivere una guida completa e tecnica del giro delle Orobie Orientali, ma è solo quello di ricordare questi giorni emozionanti e di consigliare/ illustrare con commenti e foto personali questo fantastico sentiero. Pertanto tempi, difficoltà e “impressioni” sono solamente indicativi e variano logicamente da persona a persona.

Sono passa ti quasi 3 anni da quando abbiamo percorso il sentiero delle Orobie orientali in occasione del tradizionale trekking che il CAI di Clusone organizza ogni anno.
Per me (Luca), Dario e Marco era il primo trekking che affrontavamo e possiamo dire che questo è stato il primo giro del gruppo “Sbombate”.
Gli altri due  sbombati erano ancora dei semi sconosciuti: Fabio era appeso con della corda su qualche crap, mentre Simone era in giro da qualche parte per il mondo…

Giorno 1: Valcanale-Rifugio Laghi Gemelli

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Prima tappa del giro delle Orobie: Valcanale- Rif. Alpecorte- Rif.Laghi gemelli

Per il primo giorno abbiamo deciso di fare una tappa tranquilla: Valcanale – Laghi Gemelli.
Si parcheggia la macchina in cima al paese di Valcanale e si prosegue su una mulattiera per raggiungere, dopo circa 45 minuti,  il Rifugio Alpecorte che è la vera partenza del sentiero delle Orobie.
Superatolo si prende il sentiero numero 216 direzione laghi Gemelli. Si procede quindi su un facile sentiero che guadagna quota intervallando tratti abbastanza ripidi con dei bei tratti pianeggianti che permettono di riprendere fiato.
Dopo circa 2 ore si giunge al passo dei laghi gemelli e di fronte si apre una bellissima vista verso il lago sottostante.
235610Scendendo dal passo si raggiunge il rifugio dei laghi gemelli percorrendo in circa 45 minuti uno dei due sentieri che costeggiano l’omonimo lago.

Giorno 2: Rifugio Laghi Gemelli- Rifugio Brunone

Seconda tappa: Rif. Laghi gemelli- Rif. Calvi- Rif. Brunone
Seconda tappa: Rif. Laghi gemelli- Rif. Calvi- Rif. Brunone

Dai laghi gemelli si perde quota verso il lago Marcio si prosegue poi lungo un caratteristico sentiero che costeggia la montagna nella qualche sono presenti varie “gallerie” fino a raggiungere il Lago Sardegnagna. Si prosegue poi lungo un sentiero abbastanza pianeggiante fino a raggiungere il rifugio Calvi.
Adesso inizia il “bello” del percorso. Si costeggia il lago Rotondo e proseguendo lungo il sentiero 225 si punta dritti al passo di Valsecca. Di tutto il percorso questo passo è sicuramente  quello che ricordo maggiormente per la fatica fatta nel raggiungerlo ( vi assicuro che non arriva mai) e per la vista “scioccante” verso il rifugio Brunone  che praticamente si trova dall’altra parte della montagna.

La foto di questa vista non la metto che vi lascio la sorpresa vi dico solo che dal Brunone il Passo di Valsecca si vede così:
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Dal passo di Valsecca si perde quota per raggiungere il bivacco Frattini e si prosegue poi lungo l’interminabile sentiero che costeggia il versante della montagna per raggiungere dopo circa 5-6 ore (dal Calvi) il tanto atteso Rifugio Brunone.

Questa, per quel che mi ricordo rappresenta una delle tappe più impegnative in termini di lunghezza del giro. Per questo motivo il consiglio è quello di prolungare la tappa del primo giorno fino al rifugio Calvi ( che dista circa 3 ore dai laghi gemelli) e di lasciare al secondo giorno il tracciato Calvi-Brunone.

Giorno 3: Rifugio Brunone- Rifugio Curò

Il tratto che collega il rifugio Brunone al Rifugio Merelli al Coca è quello più tecnicamente difficile del sentiero delle Orobie, ma sicuramente è il più bello ed emozionante.

Si parte dal rifugio Brunone e risalendo le pendici del Redorta si raggiunge il punto più alto del tracciato orobico: il “colletto del Simal” (2712 m). Si scende con attenzione lungo un canale franoso, a volte innevato e si prosegue lungo un sentiero in costa abbastanza esposto con tratti attrezzati con catene di sicurezza  fino a raggiungere lo spettacolare laghetto di Coca (m 2108).

Laghetto di Coca
Laghetto di Coca

Da qui si scende lungo la valle sottostante e in una mezzoretta si raggiunge il rifugio Coca con vista “strapiombante” sull’abitato di Valbondione (4 ore dal Brunone).

La tappa rifugio Merelli al Coca- rifugio Curò è più semplice di quella appena percorsa ma comunque da non sottovalutare in alcuni tratti. Dal rifugio si risale la valle appena percorsa per circa 15 minuti e poi si svolta verso destra per prendere il sentiero che porta al rifugio Curò. Si guadagna quota e si prosegue lungo un continuo sali-scendi fino a raggiungere il passo del Corno. Da qui inizia una lunga discesa verso la diga del Barbellino e dopo un ultima odiata salitella si raggiunge il meritato rifugio Curò (3 ore dal rifugio Coca).

Vista dal passo del Corno.  Da notare il giovane Marco completamente sbarbato.
Vista dal passo del Corno. Da notare il giovane Marco completamente sbarbato.

Note:

Brunone-Merelli al Coca- Curò (In arancio il percorso fatto, in verde le possibili varianti)
Terza tappa del giro delle Orobie: Rif. Brunone-Rif. Merelli al Coca- Rif. Curò
(In arancio il percorso fatto, in verde le possibili varianti)

– La tappa Brunone- Coca può essere effettuata da due sentieri: uno alto ( quello descritto dall’articolo) e uno basso che dura un ora in più. Il consiglio è quello di chiedere al rifugio se il sentiero alto è percorribile (ad inizio stagione c’è di solito molta neve che potrebbe richiedere dell’attrezzatura aggiuntiva); in caso contrario si può fare quello basso.
– Nella cartina ho segnato anche una possibile variante che passa per la cima più alta delle Orobie. Questo tracciato personalmente lo consiglio solo se si sale alla cima altrimenti per me non ne vale la pena fare tanta fatica. Per maggiori informazioni vi rimando all’articolo dedicato alla salita del Pizzo Coca.

Giorno 4: Rifugio Curò- Rifugio Rino Olmo

Per il quarto giorno non ci resta che da fare il “tappone” delle Orobie.

In vista della sopresina finale al posto del tradizionale Curò-Albani, seguito dall’eventuale ferrata del passo della porta per chiudere in bellezza l’originale sentiero delle Orobie, decidiamo di optare per il rifugio Rino Olmo.

Quinta tappa del sentiero delle Orobie: Rif. Curò- Rif Rino Olmo (in arancione il tracciato percorso, in azzurro l'originale tracciato del sentiero delle Orobie che passa per il rifugio albani e dal passo della porta per terminare al passo della Presolana)
Quinta tappa del sentiero delle Orobie: Rif. Curò- Rif Rino Olmo
(in arancione il tracciato percorso, in azzurro l’originale tracciato del sentiero delle Orobie che passa per il rifugio Albani e dal passo della Porta per terminare al passo della Presolana)

Partendo con molta calma dal rifugio Curò si scende il primo tratto della “panoramica” fino a raggiungere il primo tornante dove si prende il sentiero che svolta a sinistra verso il passo della manina. Da qui si prosegue lungo un continuo sali-scendi fino a raggiungere il passo della manina (3 ore dal Curò). Dalla manina si prosegue verso gli impianti sciistici di Lizzola per poi girare verso sinistra e puntare dritti al passo appena al disotto del pizzo di Petto. Raggiunto tale passo si prosegue in mezzacosta sotto le pendici del Ferrante arrivando così allo Chalet dell’Aquila.
Per chi percorre l’originale sentiero delle Orobie le fatiche sono ormai terminate; in una mezzoretta in leggere discesa si raggiunge comodamente il rifugio Albani (7 ore dal Curò). Per raggiungere il rifugio Rino Olmo serve invece un ultimo sforzo: bisogna scendere al Moschel e risalire per circa 300 metri lungo un facile sentiero di montagna (8 ore dal Curò).

Al rifugio Olmo ci aspetta una bella mangiata in compagnia e  una bella e meritata dormita in vista della meta del giorno dopo.

Giorno 5: Pizzo della Presolana!!!!

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Quinta tappa: Pizzo della Presolana dalla via normale

Per concludere in bellezza questo meraviglioso trekking non ci resta che fare la Regina delle Orobie: la Presolana.
Sveglia presto la mattina e poi su verso la grotta dei Pagani dalla quale parte il sentiero per raggiungere la vetta.

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VIA NORMALE ( fare lo zoom per vedere il tracciato INDICATIVO del sentiero)

La descrizione della via normale meriterebbe un’altro articolo che sicuramente faremo 😉
Per me è stata la prima vetta “conquistata” e ancora mi ricordo il segno della croce che ho fatto alla grotta dei Pagani dopo il rientro dalla vetta!
La difficoltà nell’affrontare sentieri di questo tipo dipende da persona a persona e soprattutto dalla paura del vuoto.
Dalla grotta dei pagani si sale in arrampicata di primo grado il tratto iniziale e dopo aver superato una “fessura” con l’aiuto di una catena si prosegue lungo un bel traverso fino a raggiungere il canalone ai piedi della croce di vetta.

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Il canalone sottostante la croce di vetta

Questo tratto a mio parere è il più “delicato” ( ma è proprio un passaggino di 3-4 metri di secondo grado nella quale è presente una anello per un eventuale calata in sicurezza).

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Il “passaggino” delicato

Superato questo passaggino non ci resta che salire facendo molto attenzione ai sassi fino a raggiungere la spettacolare cresta aerea, ma comunque facile, che precede la vetta della regina delle Orobie.

Croce di vetta
Croce di vetta Presolana (2525 m)

Ora viene il “bello”: la discesa!!!

Discesa dalla stupenda cresta aerea
Discesa dalla stupenda cresta aerea

Personalmente non ho sofferto per niente la salita, anzi mi sono anche divertito! Ma la discesa secondo me è un’altra storia! Qui davvero se uno a paura del vuoto rischia di bloccarsi!

Proseguendo molto con molta calma e attenzione e con l’aiuto morale e “tecnico” dei nostri accompagnatori torniamo alla grotta dei Pagani dove incamminandoci lungo il facile sentiero verso il passo della Presolana possiamo ricordare tutti i bei momenti trascorsi assieme in questo fenomenale primo trekking!