ore 7:00. Pronti via! Quest’ oggi alla volta del Calvi in compagnia di Michi, la sorella di Marchino. Preparatevi cari lettori perché la ragazza ha talento e gamba da vendere; sono sicuro che tra pochissimo si inserirà tra le fila del gruppo ( la sua macchina è stata già marchiata 😉 ).
La zona di Cardeto e del Calvi è nuova per entrambi e siam davvero curiosi. Per documentare un nuovo itinerario scegliamo di partire da Gromo San Marino e attacchiamo con Grinta il 261. La cartina non mente ragazzi, “a l’ è prope npè!”, la prima parte è nel bosco, non un bosco qualunque, ma un caro vecchio Faggeto.
Dopo 1 ora e 40 circa si esce dal bosco e ci si ritrova nella piana di Cardeto. La neve dei giorni precedenti e i colori autunnali ci catapultano nelle sterminate praterie kazake e Michi si sogna già in sella alla mitica Kimi . Le nuvole sopra la nostra testa ricordano però che il Calvi è ancora lontano e quindi “Gambe in spalla ragazzi”! Ah no…le gambe ci servono eccome, per saltare alla Andrew Howe 4 o 5 ruscelli infimi. I riflettori sono puntati, ma inaspettatamente nessuno dei due regala all’ altro emozioni carpiate.
Proseguiamo dunque per l’ evidente sentiero 233 che ci porta al Passo Portula e in circa 1 ora scolliniamo. Il panorama della valle è mozzafiato, Diavolo e Diavolino innevati svettano imponenti dietro al Grabiasca. Sullo sfondo si scorgono i grandi 4000 svizzeri (Dom, Stalhorn, Alphubel). Come da consuetudine riempiamo un intero rullino fotografico: la prima neve della stagione è da documentare!
Dal passo raggiungiamo il rifugio Calvi, lo marchiamo a dovere e ci intratteniamo a parlare con un allegro gruppo di signori sulla settantina.
Si fan chiamare “chi del gioedé”, proprio perché il giovedì sera non mancano mai al consueto appuntamento del caro Regazzoni. Io e michi abbiamo ancora molto da imparare da loro, soprattutto in organizzazione! Altro che impermeabili e pile, lo zaino va riempito di vino e salame.
Per il rientro scegliamo di approfittare della bella giornata e di raggiungere il Madonnino. L’ itinerario a regola doveva essere molto tranquillo: si risale al passo Portula e poi si segue un sentiero in cresta. La neve del giorno precedente rende però il tutto un po’ più delicato del solito ma con calma e attenzione raggiungiamo la madonnina.
Per la discesa invece, seguiamo la facile cresta erbosa del versante sud fino ad arrivare a un colletto; qui su di un masso è segnata una traccia per le baite di Cardeto. Ed è da qui che iniziano realmente le difficoltà, non tanto alpinistiche quanto di puro orienteering. Il sentiero non esiste, bisogna affrontare dei ripidi pendii erbosi senza alcuna indicazione.
Se i ruscelli non avevano regalato nessuna emozione, l’ erba bagnata sì. Tutti i giudici hanno alzato il pollice per la nuova figura dello “sculmartél sincro”, qua possiamo dire la nostra anche nei confronti delle cinesi!
La discesa è mooolto lunga, dall’ alto vediamo il lago alto di Cardeto e lo raggiungiamo. Quì ancora una volta la stessa scena: bolli rossi per i primi 50 metri e poi più nulla. Ormai però stiamo per tornare sulle tracce perché attraversato il torrente vediamo la baita alta e ci ricongiungiamo finalmente al caro vecchio 261.
La passeggiata che si doveva concludere nel primo pomeriggio si è trasformata in un giro di 22km con più di 2000 metri di dislivello. I gran bei panorami e l’ ottima compagnia hanno trasformato questa giornata in una delle più belle uscite di stagione.
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tempistiche riassuntive tanto care a Marchino e Luca:
Gromo-San Marino-Portula: 3 ore
Passo-Portala-Calvi: 40 minuti
Portula-Madonnino:1 ora
Rientro alla macchina: circa 4 ore (con numerosi cambi di direzione per assenza di sentiero)