Rifugio Pontese e Becca di Gay

Miei cari lettori stiam tornando più forti e motivati di prima!Abbiam deciso di frequentare il corso di alpinismo della scuola Val seriana e perciò siam rimasti in standby per qualche mese.
Un clima super, gran bell’affiatamento tra il gruppo ed istruttori impeccabili che ci han accompagnato in un breve ma intenso cammino di crescita sia teorica sia pratica.
Oltre alle conoscenze tecniche ciò che più ci ha lasciato questa avventura è la voglia di preparare lo zaino e partire..per luoghi nuovi, per avvicinarci ad ambienti e montagne al di la delle colonne d’ ercole seriane..e per che no di toglierci anche qualche sassolino dalla scarpa raggiungendo le vette che han fatto la storia dell’alpinismo.

L’ultima uscita particolarmente illuminante é stata proprio nel Parco del gran paradiso, in particolare nel vallone del piantonetto (zona valle dell Orco). Questa valle molto ripida, tipica di quella struttura geologica regala grandi soddisfazioni già nel risalirla in macchina fino a raggiungere la centrale idroelettrica di Teleccio.

Lasciata li la macchina in circa 40 minuti si raggiunge il rifugio Pontese (2200 metri) e da qua si snodano numerosissimi itinerari sia alpinistici, sia di arrampicata. Vi assicuriamo che le 2 ore e mezza di viaggio in macchina sono ben ripagate dal’ ambiente splendido! Ah… dimenticavo.. punto di forza del Rifugio sono senza dubbio i cordiali gestori e l’ ottima cucina! Avete mai trovato del tiramisù fatto in casa a 2200 metri?? noi sì 🙂

Il primo giorno l’ abbiamo dedicato al ripasso delle manovre di progressione su neve e ghiacciaio, e appena rientrati al rifugio dopo qualche partita a carte e qualche bella birretta in compagnia è iniziato subito il toto-cima per il giorno seguente.
Le mete che le cordate dovevano conquistare il giornoseguente erano il Giuir, la roccia Viva e la becca di Gay. Tra le tre, il Giuir subito soprannominato il Ciulìr  era il più desiderato e non solo per il nome più “simpatico”,ma soprattutto perché era il più vicino al rifugio e meno faticoso da risalire. Per la roccia Viva c’era un disinteresse generale (anche se tra le tre era la più alta con i suoi 3650m) mentre per tutti quelli della becca di Gay spettavano prese in giro che potete benissimo immaginarvi.
Ovviamente noi eravamo tra quelli del Gay.

Rif Pontese
In verde il canale corretto da prendere. In rosso il canale preso da noi

Come da cartina risaliamo la vallata fino a raggiungere il ghiacciaio di Roccia Viva dopo circa 2 ore.
Qui le cordate si dividono: quelle della roccia Viva proseguono tenendo leggermente la destra fino ad imbucare il canale che li porterà in vetta

 

Canale roccia viva
Escursione delle altre cordate alla Roccia Viva

mentre noi proseguiamo dritti per puntare al canale che dovrebbe portarci sulla becca di Gay. Qui purtroppo la memoria gioca un brutto scherzo ai nostri istruttori e al posto di prendere il canale per la normale ne prendiamo un’altro più lungo ( arriva fino a quota 3500) e appena appena più ripido, ma senza superare i 45 gradi.

Giusto e sbagliato
In verde il canale corretto da prendere per la via normale e in rosso il canale che abbiamo preso noi
canale nostro
Il nostro canale che sboccava a circa 3500m

Arrivati al passo ( 4 ore dal rifugio), viste le condizioni della neve che iniziava a “mollare” mica male e vista l’incognita del tracciato che dal passo potevamo solo intuire (ma che a vista non risultava così banale) i nostri istruttori decidono saggiamente di ritenersi soddisfatti della salita ( probabilmente molto più istruttiva della via normale alla cima) e quindi optano per la “ritirata”.
La discesa dal canale la facciamo tutta in retro e con l’ausilio di qualche corda fissa in massima sicurezza.

Il ritorno a rifugio, che doveva essere un vero calvario vista la neve crostosa e non portante, risulta divertente grazie al metodo di discesa targato sbombate che non delude mai! (Ma occhio ai sassi!)

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Giunti al rifugio e rifatti gli zaini per l’ennesima volta ritorniamo belli stanchi ma tutti sorridenti alla macchina.