Gran Tour del Ferrante

13 Gennaio 2018

Venerdì sera decidiamo di organizzare un giretto sciallo per il giorno seguente, siamo solo io Marco e Luca…  Ah no. Improvvisamente passiamo da una sbombata intima a una gita CAI fatta e finita, gruppone di 10. Il cielo limpido promette bene, e dopo una colazione veloce da Minuscoli ci avviamo verso Colere.

Abbiamo ormai constatato come nelle nostre escursioni la partenza sia la parte più traumatica, e anche questa volta non è da meno.. oltre alla prima mazzata per la levataccia, ci spariamo subito 45 minuti di salto ostacoli nel bosco tra rami, radici, e arbusti di ogni tipo per raggiungere finalmente Polzone. Da qui con passo costante risaliamo la Val Conchetta fino al Pizzo di Petto, dove ci concediamo un break e poi il gruppo si divide: mentre 4 proseguono verso il Rifugio Vodala il Sacry rientra, e così rimangono i 3 sbombati insieme a Bonzi e la Eli.

Tenendoci sulla destra scendiamo tra la polvere della migliore sciata della stagione, almeno finora, e pelliamo di nuovo convinti di raggiungere il Vigna Vaga, che nella realtà vedremo con il binocolo da una cima adiacente… Niente paura, la deviazione non ci costa cara, e discendendo un tratto di cresta ci lanciamo poi verso la Valle Scura fino al Möschel: seconda migliore sciata! Purtroppo, causa mal di stomaco, il nostro Bonzi non è nella sua forma migliore, e la salita fino allo Chalet dell’Aquila sotto il sole oggi si fa sentire.

Il Gran Tour del Ferrante sembra ormai concluso e finalmente ci reidratiamo con una birra fresca davanti al panorama, rilassati all’idea che tra noi e il rientro ci sia soltanto l’ultima discesa in pista… ah no! Dall’inizio della giornata c’è un nome che risuona nella testa di Luca, è il richiamo della Guaita! Deciso più che mai e con le aspettative alle stelle, convince me, Marco, e la Eli a fare anche questa variante del percorso per terminare l’anello.

Immersi in uno scenario fotonico in men che non si dica arriviamo al Rifugio Albani, e qui ci tocca l’ultima pellata per raggiungere il passo e goderci la vera chicca della giornata, la famosa Guaita. Come tutti i giri ad anello che si rispettino, l’inizio deve coincidere con la fine, e anche in questo caso la fine è stata al pari dell’inizio… sì, ma nel senso che abbiamo sciato di nuovo su piante, rami, radici, ghiaccio, e persino una falesia.

Nonostante qualche intoppo finalmente arriviamo sani e salvi in paese; nel posto sbagliato, alle 5 di pomeriggio, chi in riserva e chi a gattoni sul ghiaccio…  ma niente paura, queste sì che sono le sbombate, quelle BELLE!!

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