Pizzo Coca

Pizzo Coca… un sogno che si realizza

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Non so quante volte e in quanti modi ho sognato questo momento. Ma alla fine, in questo giorno 18 luglio 2015, ho provato emozioni completamente differenti da come me l’ero immaginato.
Brevemente potrei descrivere la mia giornata così:
1- sonno
2- caldo e sonno
3- freddo e sonno
4- tutta la notte Coca e marmotte
5- brividi
6- stanchezza
7- rinfrescata
8- sonno

Tuttavia direi che per il re delle orobie e soprattutto per i soci delle “Sbombate” queste quattro parole non bastano perché quest’avventura sul coca non è iniziata “solamente” ieri mattina alle ore 2.30, ma è nata molto prima…

Siamo nati qua, sulle Orobie orientali della val Seriana e da ogni cima si vede il Coca.
Da bambino inizi ad andare al pizzo Formico e dal geolabio guardando le varie cime non puoi non notare il pizzo Coca 3050m: “Papi! Si vede il Coca! È alto più di tremila metri! “. Poi inizi ad andare nei rifugi delle orobie e ogni rifugio è una soddisfazione. Cresci e conosci un gruppo di amici con le quali condividi delle emozioni uniche sulle prime vette conquistate: Diavolo della Malgina, Recastello, Presolana, Arera, Tre Confini, Torena… Ma da ogni maledettissima cima vedi sempre il Coca sopra di te. Non c’è stata una sola volta nella quale uno del gruppo non abbia detto la frase: “Scec! Dobbiamo andare al Coca!”. Mille rinvii con altrettanti mille motivi: non me la sento, i miei non vogliono, il tempo è brutto, devo studiare, dobbiamo andare tutti assieme…. La salita al Coca era diventata quasi una leggenda, una salita irrealizzabile per uno strano motivo sconosciuto.
Finché finalmente decidiamo di levarci dalla mente questo pensiero e fissiamo come data sabato 18 luglio. Scelta la data inizia il problema dell’ora di partenza: qualcuno proponeva di partire all’una da Valbondione per vedere l’alba in vetta, altri volevano partire più tardi perché alla fine l’alba la si vede anche dal monte Polenta senza alcun problema, altri volevano essere a casa presto, qualcuno voleva fare un uscita tranquilla e stare in giro tutto il giorno… Insomma era un bel casino. Per fortuna entra in gioco il buon Ingegnere Gestionale che da vero “ottimizzatore” riesce a trovare un compromesso tra le varie proposte: partenza alle ore 2.30 da casa.
Un orario che individualmente non va bene a nessuno, ma, cosa più importante, ci permette di andare tutti assieme.

Arriviamo quindi al dunque: mattina del 18 luglio ore 3.20 Valbondione.
Un po’ assonnati e con le pile in fronte iniziamo la salita verso il rifugio Coca. A dire la verità di questa salita non mi ricordo molto a parte il caldo umido iniziale e il “freddo cane” appena usciti dal bosco. Poco prima del rifugio mi “risveglio” al suon del coro “tutta la notte Coca e marmotte! O oo oo ooo o oo oooo o oo o oooo tutta la notte coca e marmotte…” Raggiunto il laghetto del coca quando il sole inizia a sorgere alle 5.20, mi accorgo di avere un taglietto al polpaccio probabilmente procurato durante la mia fase rem di salita al rifugio coca (resterà sempre un mistero). Dopo un rapido spuntino, per non gelare dal freddo ripartiamo verso la bocchetta dei camosci.

Dopo circa un’ora e mezza su un sentiero relativamente semplice raggiungiamo la bocchetta dei Camosci.
Da qui in poi inizia la “vera” salita. Si parte subito con un ripido caminetto da risalire a quattro zampe e si prosegue poi con un sentiero sempre impegnativo. Al bivio facile/difficile scegliamo il sentiero facile (quello difficile si ricongiunge dopo una cinquantina di metri) e superato un breve tratto esposto sul versante orientale (verso il Curò) si inizia a pensare alla croce. Croce che non si vede proprio mai fino a che si raggiunge la vetta delle Orobie.
Il panorama è ovviamente fenomenale e riguardando tutte le cime già conquistate si rivivono in un solo colpo tutte le emozioni provate lungo ogni singola avventura.

Dopo il classico pane e salame riprendiamo con molta calma e attenzione la discesa. Alla bocchetta dei camosci purtroppo il gruppo si divide in due: stinky per tornare alla svelta a casa dalla morosa ripercorre a “corse” il sentiero dell’andata, mentre io Fabio, Dario e Marco decidiamo di fare un giro ad anello che ci porterà al Curò. Scendiamo assieme a qualche sasso di troppo il tratto iniziale del “canale” verso la val Morta e avvistato una bel nevaio, da buon norvegese, Marco decide di scenderlo “sciando” sugli scarponi. Io, Fabio e Dario, ignari del fatto che, a differenza di Marco, non abbiamo trascorso sei mesi immersi dalla neve in Norvegia, vedendo la facile sciata del buon norvegese decidiamo di seguirlo. Io parto e scivolo per qualche metro e poi mi riprendo, Fabio scivola per qualche metro in più, mentre Dario scivola per qualche metro di troppo (e non solo sulla neve). Dopo un breve dibattito e medicate le “ferite” di guerra scendiamo rapidamente la Val Morta passando dall’omonimo laghetto.
Purtroppo la salita non è ancora finita dobbiamo infatti risalire una cinquantina di metri per raggiungere il Curò (maledetti quelli che non hanno realizzato un passaggio sopra la diga). Qui ci aspetta la classica bella birra media che cosa più buona non ce ne.
Prima di affrontale l’interminabile sentiero del Curò ci rinfreschiamo prima sotto la cascatella della val Cerviera e dopo nel lago del Barbellino.
Impostata la modalità “passo Lucone” raggiungiamo in un’ora e mezza la macchina ripercorrendo la panoramica del Curò.
Una delle più lunghe ed emozionanti SBOMBATE si era appena conclusa. Quello che più mi ha sorpreso della mia prima volta sul Coca non è stata la soddisfazione di aver “scalato” il re delle Orobie, ma la felicità di averlo fatto con degli amici, tutti assieme un passo alla volta. Alla fine il Coca l’avevamo già scalato metro per metro ogni singolo giorno trascorso assieme a ridere e scherzare sulle “nostre” montagne.

Luca

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Dati “Tecnici”:

Coca2015

-1 ora e mezza rifugio coca
-30 minuti laghetto del coca
-1 ora e mezza bocchetta dei camosci
-50 minuti vetta del coca (con calma) ( 4 ore e mezza circa dalla partenza con tutte le pause)
-1 ora lago di Valmorta
-1 ora Curò
-1.30 ritorno dal Curò

-La salita alla cima non è particolarmente difficile, ovviamente bisogna stare molto attenti.
-Ovviamente il giro è da fare se si hanno 2000 metri di dislivello nelle gambe.