Sentiero Roma

Trekking 2015 – CAI Clusone        20-23 Agosto 

Titolo: Trekking al sentiero Roma
Protagonisti: gli “Sbombati” ( Fabio, Luca, Dario e Marco), Nicola, Enrico, Miriam, Daniele,Stefano 1,Stefano 2, Stefano 3, Eleonora, Simone, Michela, Davide, Michele, Anna, Lanfranco e Angelo.

Sembra una delle storie leggendarie del Boia, ma sicuramente i più esperti, vista la mancanza di protagonisti del calibro di Fiorina e Semper, avranno già capito che non lo è!
Questa è la storia di 19 giovani (anche solo nello spirito 😉 ) uniti dalla passione per la montagna che hanno deciso di partecipare al tradizionale trekking organizzato dal gruppo No Gravity del Cai di Clusone.
La partenza viene fissata  per la mattina del 20 agosto 2015 verso la Val Masino per percorrere il famoso sentiero Roma.
Dopo un bel viaggetto e parcheggiate le macchine nei punti strategici ci incamminiamo verso il rifugio Omio lungo un ripido sentiero immerso in un bosco di faggi che ci ricorda il mitico faggeto del Trekking passato sulle Grigne. Nei pressi del rifugio Omio, durante una meritata pausa, iniziano i primi lavori di modifica e risanamento del territorio con l’obiettivo di creare lungo il torrente una pozza dove rinfrescare i piedi, già puzzolenti e malmessi dopo solo un paio d’ore di trekking. Tra le file del gruppo si contano così tanti ingegneri da fare invidia al researching group della Nasa e ovviamente l’obiettivo viene centrato, non fosse per la macchina fotografica di Anna che finisce sotto l’acqua dopo una improvvisa piena del torrente. Rimessi gli zaini in spalla ci avviamo verso il rifugio Gianetti.

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Vista verso il Badile (a sinistra) e il Cengalo (a destra) dal rifugio Gianetti

Dopo una cena oserei dire minimale hanno inizio le bische clandestine. Ah! Dimenticavo.. Il dilemma della cena, anzi, della vacanza, è stata una domanda a bruciapelo della cameriera:”ragazzi! mousse o formaggio??” Non hai nemmeno il tempo di connettere che pensi subito ad una mousse al sapore di formaggio, insomma una squisitezza se di cognome fai Stilton, ma capisci subito che la fregatura é compiuta. Nulla può fermare la fame del mitico Lanfri che beffa il cameriere e con non-chalance bissa furtivamente di spezzatino e polenta: un mago del mestiere! Finita la cena vi è la geniale trovata di Bonzi per non portare la corda: “Ce la giochiamo a chiamata, gli ultimi due portano le corde”. Inconsapevoli della sua esperienza non solo nel gioco, ma anche nel posizionarsi sulla sedia giusta, accettiamo. Ed è così che la seconda mattina ci incamminiamo verso il rifugio Allievi con Bonzi in testa al gruppo con lo zaino semivuoto e con Fabio e Marco che arrancano alle sue spalle schiacciati dal peso delle due corde. Superato il passo del Camerozzo con l’aiuto di un bel sentiero attrezzato, sostiamo nelle vicinanze del bivacco Valsecchi.

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Vista la presenza di un altro torrente il gruppo di giovani si mette al lavoro e, messa al riparo la macchina fotografica di Anna, questa volta si decide di deviare letteralmente il fiume. Gli ingegneri, dopo il misfatto, lasciano spazio alle nuove leve: la potenza e l’ esperienza racchiuse nelle mani e nel caschetto di Nicola e Stefanino, l’estro dei due artisti Lanfra e Eleonora, l’astuzia e il meticoloso calcolo del nostro fisico Boia, protagonista indiscusso di questo trekking. Dall’ alto di un masso l’ ingegnere capo e la sua spalla, il Gestionale, rimangono folgorati dalla intuizione di uno dei giovani lì sotto che impermeabilizza il letto del torrente con una tappezzatura di muschio freschissimo! Il gioco é fatto signori, dalla valle ormai risalgono urla di grida miste a stupore, i colletti bianchi dell’Enel non riescono a capacitarsi dell’accaduto mentre le anziane del posto inneggiano al miracolo vedendo il fiume in secca. Ripreso il cammino e superati altri due passi (in ordine Qualido e Averta) raggiungiamo nel primo pomeriggio il rifugio Allievi. Non ancora stanchi ci inventiamo una sfida Clusone contro “resto del mondo” prima a bandierina e poi da veri bergamaschi al tiro alla fune, il tutto capitanato dal pluripremiato Angelo! Pluripremiato perché in soli quattro giorni di trekking si é visto essere insignito di palme, leoni e statuette per le grandissime abilitá canore.  Pure Enrico, l’ugola d’ oro del nostro gruppo, restava ad ascoltare affascinato dal repertorio wikipediano di testi!  Rientrati nel rifugio il mitico capocordata Bonzi, nel suo momento preferito (per chi non l’ avesse capito quello davanti a una bionda, uno boccale di bionda!) risolleva gli animi del gruppo con un gioco spettacolare che al primo momento per alcuni sembra di prestigio, per altri di contorsionismo e per altri un problema di metafisica. Gli ingredienti per il divertimento di un’ intera sala, non solo del nostro gruppo, sono pochi: due cordini che legano mano destra con sinistra ad ogni componente della coppia e due persone pronte a mettersi in gioco!  L’ obbiettivo é quello di sciogliere il nodo senza togliere  la corda dai polsi. Se ne vedono di ogni, tanto che se l’editore di quel così famoso libro indiano del VI secolo fosse ancora in vita ne avrebbe dato una ristampa con almeno una decina di posizioni nuove. Il gruppo però non demorde e vuole arrivare alla soluzione. Dopo molti tentativi  con un colpo da Jucas Casella, Fabio riesce a liberarsi: non chiedetegli di rifarlo!  La fame incombeva e sentivamo giá sotto i denti il grano saraceno dei pizzoccheri valtellinesi ma l’ alquanto  simpatica cameriera si avvicina dicendoci:” Ho bisogno di sapere quante paste o minestre volete, inoltre sono intransigente sulla posizione dove verranno consegnate” ( guai a voi se vi muovete non sia mai che porto un piatto in più o in meno ad un tavolo piuttosto che a un altro!) ah..dimenticavo- sempre lei- “se volete da bere per cena andate a riempirvi le vostre borracce fuori nella fontana!” Wooowww.. é stata la mia prima impressione, alla prossima sua affermazione le chiedo se mi presta il grembiule! Classica briscolata e la mattina seguente la corda spetta Luca e Stefano dopo delle chiamate a dir poco azzardate. Per il terzo giorno ci aspettava la tappa più impegnativa del percorso quella che collega il rifugio Allievi al rifugio Ponti. Dopo un tratto pianeggiante iniziale si prosegue discendendo lungo uno stretto canale per poi risalire in un’ampia vallata verso il punto più alto del giro: il passo Cameraccio 2950m. Qui nella breve pausa, vista la presenza di moltissimi omini, il gruppo di ragazzi decide di costruire (ovviamente) l’omino più alto di tutti con tanto di scritta “CAI CLUSONE”.

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Omino firmato “CAI CLUSONE” al passo Cameraccio

Dal passo si raggiunge con una “brevissima discesa”, o almeno così diceva la guida di Bonzi, prima il bivacco Kima, dove non sostiamo visto il buon profumino di simil-becco (ma neanche troppo simil… proprio becco puro!) all’interno, e poi il rifugio Ponti dove ci aspettano le tradizionali minestra e pasta al pomodoro, con un bis di polpette findus che ci ha fatto tutti felici. Dopo le storielle della buonanotte di Simone e Nicola tutti a nanna. Il giorno seguente ci aspetterà un triste rientro immersi nella nebbia. Nella prima parte affrontiamo gli acquitrini pianeggianti della valle predarossa con le loro passerelle a livello dell’acqua (in alcuni punti anche sotto), poi una strada asfaltata di ben 12 km che sicuramente non dimenticheremo. Raggiunto il paese di Filorera, ripartiamo con le macchine per il rientro a Cluson City.

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Tutti belli incappucciati per affrontare la discesa dal rifugio Ponti

E poi? E poi basta?… No! La sera tutti a mangiare alla baitella un bel piatto (o anche due o tre) di pizzoccheri con qualche bicchierino di vino per ricordare e rivivere tutti i bei momenti passati assieme grazie ad un connubio perfetto di montagne magnifiche e un gruppo di amici speciale. Perché alla fine solo la montagna è in grado di creare un legame d’amicizia così profondo e solo una grande amicizia può dare un significato alla montagna. Grazie mille a tutti!

Mappa del sentiero:

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Variante percorsa del Sentiero Roma

Dati tecnici – tempistiche:

1° giorno: Bagni di Masino – Rif. Gianetti (5 ore)

  • 2 ore dal parcheggio Bagni di Masino al Rif. Omio
  • 1 ora e 15 min. dal Rif. Omio al Passo Barbacan
  • 1:30 dal Passo Barbacan al Rif. Gianetti

2° giorno: Rif. Gianetti – Rif. Allievi (6 ore)

  • 1 ora e 45 min. dal Rif. Gianetti al passo Camerozzo
  • 1 ora e 30 min. dal passo Camerozzo al Bivacco Molteni Valsecchi
  • 50 min dal bivacco al passo Qualido
  • 40 min dal passo Qualido al passo dell’Averta
  • 1 ora dal passo dell’Averta al Rif. Allievi

3°giorno: Rif. Allievi – Rif. Ponti (6 ore e 30 min)

  • 2 ore e 15 dal Rif. Allievi al bivacco Pirotta
  • 1 ora dal bivacco Pirotta al passo Cameraccio
  • 1 ora e 30 min. dal Cameraccio al bivacco Kima
  • 1 ora dal bivacco Kima alla bocchetta Roma
  • 45 min dalla Bocchetta Roma al Rif. Ponti

4° giorno: Rif. Ponti –

  • 4 ore di discesa dal Rif. Ponti fino a Filorera

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