Bivacco Davide

29 Novembre 2015

Quando si avvicina l’inverno le temperature si abbassano, le giornate si accorciano ed il consumo di alcolici aumenta. Per dare uno schiaffo a questi cambiamenti stagionali niente è meglio di un giro in stile Sbombate. A partire da casa siamo io (Dario), Fabio e Albo e la nostra meta è il Bivacco Davide in alta Valcamonica.

Per celebrare la partenza, Albo piazza uno dei suoi botti nel parcheggio, facendo onore alla sua reputazione di astuto artificiere. BOOOOOOOOMMMM!!!! Sono le 6.30: si parte!

Alle 8.30 parcheggiamo in località Fucine, scambiandola per il punto che teoricamente doveva essere la nostra partenza: S. Antonio. Con la classica noncuranza dei forestieri, partiamo con decisione ed impegniamo il sentiero sbagliato, che si inerpica sulla montagna con una ripida strada a tornanti, che alterna baite di recente costruzione a fitti boschi d’abete. Dopo circa un’ora e mezza di cammino ci rendiamo conto che qualquadra non cosa, visto che ci stavamo dirigendo verso il fondovalle ad est mentre avremmo dovuto puntare verso sudovest. Ritorniamo sui nostri passi e, con una breve deviazione, troviamo un segnavia per la val Brandet. In tre quarti d’ora di cammino siamo al torrente Brandet sul sentiero 129, ossia che avremmo dovuto seguire dall’inizio, e dopo una pausa veloce ci incamminiamo risalendolo.

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Per qualche centinaio di metri il sentiero non è altro che una strada in lieve salita che attraversa pascoli e boschi in riva al torrente, che per tutta la sua lunghezza forma delle calotte e delle sculture di ghiaccio incredibili. Guardandoci intorno notiamo decine di cascate di ghiaccio scendere dai ripidi pendii che ci circondano. Ad un certo punto ci imbattiamo in un ponte e, appena lo attraversiamo, deviamo a destra. Da qui in poi il sentiero mantiene una forte pendenza ed è inizialmente boschivo. Gli alberi, con l’aumentare della quota, si diradano e lasciano spazio a prati estesi e rocce. Il tracciato ci dà pochi attimi di tregua facendoci salire a tornanti il pendio e obbligandoci a più guadi del torrente, resi non facilissimi dal ghiaccio molto scivoloso. Nel giro di un’ora e mezza raggiungiamo la conca del lago del Piccolo, per gran parte già coperta da uno strato di neve. La superficie del lago è un’unica lastra di ghiaccio trasparente spessa una decina di centimetri. Per qualche minuto ci divertiamo su questa pista da pattinaggio naturale improvvisandoci nuotatori o dei messia che camminano sulle acque. Ma il tempo stringe un po’ e per raggiungere il Bivacco Davide, già visibile a sud del lago, dobbiamo proseguire.

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Il nostro cammino attraversa l’ampia conca del lago con pendenze più moderate rispetto a prima, permettendoci di riprendere del fiato prezioso per l’ultimo strappo, che è quello che raggiunge il passo del Torsoleto (2578 m). Da qui si devia a sinistra su una semplice cresta e nel giro di 5 minuti raggiungiamo finalmente il Bivacco Davide (2645 m).

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Per ripararci dal vento, piuttosto freddo, ci ripariamo nel bivacco, dove abbiamo tempo di cambiarci e pranzare. Prima di ripartire ci concediamo qualche minuto in quel silenzio che solo la montagna invernale può regalare e contempliamo le vette circostanti, fra cui spicca l’inconfondibile Adamello. Per noi è anche un’occasione di vedere alcune delle montagne “di casa” da un’altra prospettiva e possiamo distinguere il Cimone della Bagozza, il Pizzo Camino, la Presolana, il Pizzo Tre Confini ed il Monte Gleno. Verso nord invece si scorgono le grandi cime della media ed alta Valtellina.

Nel ritorno percorriamo lo stesso cammino dell’andata, sempre con la dovuta cautela nei punti in cui il sentiero è invaso dal ghiaccio. Siamo ormai verso il fondovalle quando si fa buio e, come i marinai cantati da Dalla e De Gregori, ci orientiamo seguendo le stelle. Dovendo puntare verso nord seguiamo la Stella Polare. Raggiunto il punto in cui ci siamo raccordati al 129 all’andata, proseguiamo lungo la strada e passiamo davanti ad un piccolo gruppo di baite ed al rifugio Brandet (1305 m). Gli ultimi tratti in discesa sul ciottolato, dopo più di 9 ore di cammino, sono stati una sorta di tortura fisica e psicologica. Per nostra fortuna il supplizio è durato pochi minuti e finalmente raggiungiamo la fatidica contrada S. Antonio, semideserta.

Nel ritorno verso il parcheggio è stato 20151129_183011provvidenziale un autostop che ci ha risparmiato 20 minuti di cammino al buio. Arrivati alla macchina salutiamo il gentilissimo signore che ci ha scarrozzato fin lì, ci cambiamo e ripartiamo verso casa. Così si chiude una delle più lunghe ed intense Sbombate, ma anche una delle più gratificanti. Alla prossima!

 
PS: Sulle stelle stavo scherzando, Fabio aveva con sé un frontalino ed abbiamo usato quello!