Ferrata Bocchette alte e centrali

27 e 28 Luglio 2015

Cartina Bocchette

A un anno dalla prima uscita gli Sbombatori Luca, Marco, Fabio e Dario tornano a calcare i sentieri delle Dolomiti di Brenta, stavolta per chiudere la celeberrima Via delle Bocchette. Il percorso stabilito consiste nelle bocchette Alte il primo giorno e nelle Centrali il secondo.

Nelle 3 ore di viaggio che separano Clusone da Madonna di Campiglio affrontiamo banchi di nebbia in stile Fantozzi e Filini alla partita di tennis. Senza demordere, sperando che le alte quote scaccino la nebbia, proseguiamo il viaggio e raggiungiamo il parcheggio (a pagamento) del rifugio Vallesinella, non prima di una spesona epica al supermercato: Lucone asfalta ogni record precedente raggiungendo quota 7 panini.

Zaino (pienissimo) in spalla, prendiamo il sentiero 317 che passa per il rifugio Casinei (1850 m) e termina al rifugio Tuckett-Sella (2270 m). La nostra fiducia nell’altitudine viene premiata e, uscendo dai boschi della Vallesinella, le nebbie si diradano e, a circa un’ora e mezza dalla partenza, raggiungiamo la nostra meta.

Dopo una breve sosta al rifugio proseguiamo la salita verso Est e ci dirigiamo verso la Bocca di Tuckett (2647 m). Nel tratto finale occorre risalire un nevaio. Per evitare altre ferite di guerra e per non rifarmi 2 volte lo stesso salitone mi armo di racchette e risalgo il pendio con calma olimpica. Fortunatamente la neve non è ghiacciata e in pochi minuti raggiungiamo la Bocca di Tuckett, sferzata da forte vento, come del resto tutte le bocchette del tracciato. Dal rifugio ci si impiega un’oretta circa.

Mentre io, Fabio e Luca indossiamo i nostri imbraghi, kit e caschi, Marco intraprende una sfida personale col proprio imbrago, che non vuole farsi indossare normalmente. Provvidenziale l’intervento di Fabio nel risolvere la diatriba. Marco 1 – Imbrago 0. Risaliamo la sponda meridionale, cominciando quindi il sentiero attrezzato delle Bocchette Alte.

La prima parte di questo sentiero porta in quota con numerosi tratti in roccette e funi di sicurezza verticali. Dopo circa un’ora la salita in quota termina e ci si trova davanti ad un CRAP o, in italiano, CRAPPO, sinonimo di burrone, dirupo. Qui l’esposizione è alta, ma la cengia che lo attraversa è piuttosto larga ed assicurata con le funi. Il tratto è comunque breve e, affrontandolo con calma e senza risparmiarsi nell’uso dei moschettoni, lo si termina senza problemi. Il sentiero prosegue mantenendo sempre la stessa quota.

A metà del percorso decidiamo di fare una pausa e ci fermiamo su un terrazzone detritico che ci fa ammirare un panorama immenso, che spazia su gran parte delle Dolomiti… cosa c’è di meglio di un panino con lo speck ad accompagnare tutto questo? Forse mancava solo una birrettina fresca! Ma per quella occorre portare ancora pazienza.

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Riprendiamo il percorso e, poco dopo, ci imbattiamo nella via normale di salita alla Cima Brenta che devia a destra. Nonostante le pressioni di Fabio non saliamo alla vetta (l’appuntamento è solo rimandato don’t worry!) e proseguiamo per la gioia di Lucone. Dopo aver attraversato un brevissimo tratto di neve incanalata seguita da una rapida discesa raggiungiamo uno spallone roccioso molto panoramico dove fare delle fotografie è obbligatorio. Qui cominciamo a vedere sulla destra il fondovalle dove si trovano i rifugi Alimonta (la nostra meta intermedia) e Brentei. Da questo punto in poi il sentiero non è più in mezza costa ma è più un saliscendi tra una gola e l’altra che ci tiene impegnati ancora per un’ora e mezza. Le gole sono attrezzate con scale a pioli sia per salire sia per scendere.

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Superata l’ultima gola, ci si trova su un pianoro nei pressi della cima Molveno che permette di ammirare gli Sfulmini e la cima Tosa. Da qui, seguendo il tracciato evidente, si scende in 45 minuti circa al ghiaione che porta alla conca dove è situato il rifugio Alimonta (2580 m).

Qui finalmente possiamo sbragarci, togliere tutta l’attrezzatura e gli scarponi per far sentire ai tedeschi come puzzano i piedi a quelli delle Sbombate e goderci la nostra birra fresca. L’esperienza al rifugio richiederebbe un’articolo a parte e cerco di riassumerla così: culona che fa yoga davanti al rifugio, prosciutto nella neve, Fabio che smatta, partitona a briscola che degenera in una quasi-sbronza da vino rosso, tipo che russa e che non ci fa dormire, tedesca incazzata che lo sveglia, poche ore di sonno, colazione mattutina, partenza.

Dall’Alimonta ripercorriamo per un breve tratto il percorso fatto il giorno prima per poi deviare a destra verso la Bocca dei Armi (2747 m), punto di partenza della via delle bocchette Centrali. Per raggiungerla occorre risalire un breve nevaio. Arrivati alla bocca in una mezz’oretta, indossiamo ancora tutta l’attrezzatura ed assistiamo al rematch tra Marco ed il suo imbrago. Il nostro Sbombatore si impone 2 a 0 sempre grazie all’aiuto di mister Stabilini.  A questo punto risaliamo sulla destra per un breve tratto, trovandoci di fronte ad un crap, presenza fissa nel sentiero delle Centrali.

Nella cengia attrezzata incontriamo un vecio che, non curandosi dello strapiombo di 300 metri dietro al tacco del suo scarpone, illumina Fabio su come posizionare correttamente la piccozza sul retro dello zaino. Che dire… ogni giorno si impara qualcosa!

Il sentiero procede senza guadagnare molta quota lungo le sue famose cenge (memorabile quella a forma di ferro di cavallo che guarda direttamente sulla cima Brenta Alta). La via è molto frequentata e capita di incontrare in punti “delicati” degli escursionisti provenienti dall’altra parte. In questi casi uno dei due dovrebbe fermarsi e rannicchiarsi alla base della parete, mentre l’altro passa, possibilmente assicurandosi alle funi e senza filare giù dal crap. Ognuno prosegue per la sua strada, tanti saluti e grazie!

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A circa metà del percorso, costeggiando il lato orientale dei Campanili Alto e Basso, si prende una ripida discesa poco attrezzata che porta alla Bocchetta del Campanile Basso (2620 m). La parte terminale consiste nell’aggirare la cima Brenta Alta, racchiusi fra i suoi immensi crap, grazie a lunghi tratti di cenge esposte ed attrezzate, ponticelli di legno e alcune scalette che ci permettono di scendere fino alla Bocca di Brenta (2552 m) a 2 ore e mezza dalla partenza della via.

Dopo aver scambiato quattro parole con una coppietta di tedeschi, il nostro interrogativo principale non era dove andare, ma era capire se le tipe tedesche bionde e occhi azzurri si trovassero di più ad alta quota rispetto che a valle. Lasciando irrisolto il dilemma, oltrepassiamo rapidamente la bocca per scendere in pochissimi minuti al rifugio Pedrotti (2491 m) per una sosta. Qui possiamo togliere definitivamente l’attrezzatura da ferrata e pranzare.

Dopo la sosta al Pedrotti ritorniamo sui nostri passi e scendiamo lungo i nevai della Bocca di Brenta e puntiamo al rifugio Brentei  (2175 m) percorrendo un agevole sentiero che attraversa i ghiaioni della cima Campanile Alto prima e dei pascoli dopo. Dalla Bocca di Brenta al rifugio servono circa 2 ore di cammino.

Dal Brentei prendiamo il sentiero 318. Si tratta di un semplice sentiero in mezza costa che attraversa le pendici occidentali delle Punte di Campiglio. A circa metà del tracciato si trova la galleria Bogani, un breve passaggio “al coperto”. In poco più di un’ora raggiungiamo il rifugio Casinei, chiudendo così il fatidico anello. Senza fermarci molto ripercorriamo in discesa il sentiero 317 e, grazie ai nostri scarponi che ormai andavano per inerzia, in una ventina di minuti ritorniamo al parcheggio del rifugio Vallesinella. Dulcis in fundo (perchè anche i geometri sanno il latino!) il rituale degli scarponi: la goduria quando li togli è indescrivibile! Caricata la Golf, partiamo stanchi ma soddisfatti alla volta di Clusone, senza dimenticarci della ormai classica tappa gelato a Edolo.

Note: trattandosi di un sentiero attrezzato in alta quota è obbligatorio un po’ di allenamento e soprattutto assicurarsi con kit ferrata, imbrago e casco. In entrambi i tracciati Alti e Centrali esistono tratti piuttosto aerei, non adatti a chi soffre di vertigini.
Se fatta ad inizio stagione sono necessari i ramponi.